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Chirone

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Eraclea peste
Imperversa e vittime miete
Come falciatrice su un campo
Di scacchi; la morte
È per gli dei meno
Di un ghigno fugace.
Fuggono molti vigliacchi nel petto,
restano i più, e resistono;
insieme si stringono a se i cari.
La paura mozza il respiro
ed è come un soffio nel cuore.
Canti di sirene costanti per via
Ululano necessità di immediati soccorsi,
riparo cercano e trovano i miseri esseri
nelle cure dei molti chironi
che infaticabili i corpi e
gli animi assistono.
Si ergono eroici
Contro gli assalti
Del male nascosto
E molti strappano
A lui, ma troppi ancora
Tra le dita loro scivolano
Via.
E il dolore è una freccia
Che scava nell’animo
Di questi eroi che non si perdonano
Di essere umani, un veleno
Che non uccide ma
Che molta disperazione
Consegue.
Ma immortale è
L’arte loro,
di Ippocrate i figli,
padri degli uomini.
A loro eterna va
Gratitudine d’ogni uomo
Che resta.

(dedicato con profondo rispetto a medici, infermieri, oss e a tutti coloro che lottano contro l'epidemia di Covid-19)

 alessandro venuto - 23/03/2020 18:44:00 [ leggi altri commenti di alessandro venuto » ]

Grazie ad Arcangelo come sempre per il commento puntuale che questa volta mi supera in citazioni, non avevo minimamente fatto i conti con la storia della città di Eraclea, termine che avevo usato come aggettivo a questo punto doppiamente calzante. Grazie per averla resa più chiara anche a me. Alessandro

 Arcangelo Galante - 23/03/2020 17:57:00 [ leggi altri commenti di Arcangelo Galante » ]

Già il titolo presenta il tema intavolato dal poeta sulla mitologica figura greca, per l’appunto quella di Chirone, centauro oggi associato al segno zodiacale del Sagittario. Nacque da Filira e da Crono e, per conquistarla, si trasformò in un cavallo.
A differenza degli altri centauri, che, come i satiri, erano ignoranti e dediti alla violenza, Chirone si distingueva per la grande bontà d’animo, per la saggezza, per la conoscenza delle scienze, in particolare quella medica.
Fu pertanto considerato il capostipite di tale disciplina, in quanto maestro di colui che la mitologia greca considerava il dio della medicina, Asclepio.
Difatti, secondo le leggende tramandate, ebbe per allievi numerosi eroi, tra i quali Achille, Esculapio, Enea, Giasone, Teseo, Dionisio, etc.
Ma il testo non presenta soltanto la figura dell’immortale Chirone, bensì la città veneta di Eraclea, affetta dal dilagante malessere epidemico che la travolge, sino a proseguire con figure eroiche di soccorritori e medici, figli di Ippocrate, i quali, prestando fede al giuramento di curare i malati e soccorrere i sofferenti, continuano il laborioso compito di aiutare l’umanità intera.
Il testo mi è piaciuto per le calzanti analogie storiche, argutamente trasportate nell’odierna situazione.
Applausi ed elogi meritati all’autore!

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